....................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Un giorno di scuola di tanti anni fa.

                           

 

ATTO PRIMO

 

 

 ( Un’aula, alcuni banchi, lavagna, carta geografica, armadietto, Gentile, Aversa, Coriale, Cirillo,  il maestro,  una donna, 
   un  braciere,  Direttore, 
un  bidello )
    

 

 

Maestro : ( Entra nell’aula )

 

                 Buongiorno ragazzi, seduti ( ai ragazzi che erano scattati in piedi ).  

                 Brutta giornata anche oggi ! Più tardi faremo degli   esercizi per riscaldare i muscoli !

                 ( Apre il registro e si accinge a fare l’appello dei ragazzi )

                 Gentile, Aversa, Coriale, Cirillo, Drammis ( nessuno risponde per lui perché assente ).

                 Ancora assente, benedetto Iddio ! Come farò a presentarlo agli esami ?

                 Ragazzi, qualcuno di voi l’ha visto ?

 

Coriale  :  Abita vicino casa mia, ma sono  giorni che non lo vedo :   “ me mpurmatu i mammasa ma hu ma dittu nenti , .......  “

 

Maestro  :  In italiano, Coriale, in italiano; sforzati ma rispondi in lingua italiana. 

                 ( Quasi rivolto a se stesso )

                 questo maledetto dialetto non riusciamo a farlo sparire dai nostri discorsi! Be, forse col tempo .... 

                 Del resto non si può sperare un taglio improvviso tra l’ambiente sociale prettamente contadino e l’ambiente scolastico. 
 

Coriale :   Mi sono informato di sua mamma ma .......  ma ......  signor maestro, a verità è ca mammasa u laiu vista i nenti.

 

Maestro :  Coriale attento, ti dico io come devi rispondere: “ Ho chiesto notizie a sua madre ma non ha voluto delucidarmi “ . 

 

Coriale  :  ( rivolto ad un compagno )

                 Delucidarmi ?  Ara casa nostra, ogni morti i papa, u lucidu a mamma u minta sulu ari scarpini i du papà quandu è festa !

 

Maestro :  Silenzio ora. Basta. Passiamo a ripetere la lezione d’oggi .

                        ( Brusio tra la  scolaresca )

 

Maestro : Silenzio:

                Gentile, recitami la poesia ! Mi raccomando !

                Calore, calore e buona dizione, non mangiarti le parole, rispetta la punteggiatura, forza !

 

 Coriale  :  Calore, è na parola, cchu su friddu !

 

Gentile   :   L’albero a cui tendevi la pargoletta mano,

                  il verde melograno dai bei          vermigli  fior,

                  nel muto orto solingo, rinverdì  tutto or ora

                  e giugno lo ristora di luce e di calore.

 

Maestro :   Bravo ! Ora tocca a te, Aversa .

 

Aversa   :   L’albero a cui stendevi .......

                  l’albero a cui stendevi ....... 

                  signor maestro,   

                  Coriale mi ha fatto imbrogliare e ora ho dimenticato tutto !

 

Maestro  :  Non fare storie, Aversa, la verità è che, come al solito, non hai studiato !

 

Aversa   :   Signor maestro, ieri quando sono uscito, sono andato ad aiutare papà nell’orto;

                  ieri sera poi è mancata la luce e, dal momento che faceva freddo, sono andato a letto molto presto.

 

Maestro  :  Aversa, Aversa, la verità è che tu sei un grande vagabondo;

                  se tu fossi più volenteroso, con l’intelligenza che hai, potresti diventare qualcuno!

 

 

Aversa  :  E i soldi, signor maestro ? Io potrò diventare solo un ortolano, come mio padre ;

                a scuola devo solo imparare a fare la mia firma e a fare i conti per non farmi imbrogliare dai signori commercianti !

 

Maestro  :  Va bene,  va bene , vai alla lavagna ora. Hai  5 Kg di pane, quanti dag  sono ?

 

Aversa  :   Dunque

                 ( contando con le dita)

                 Kg, hg, dag, ci sono tre posti a scendere si moltiplica per mille, e quindi ( scrivendo ) sono 5.000.

 

Maestro  :  Gentile, vai a correggere tu.

 

Gentile  :    ( va alla lavagna )

                   corregge dicendo hg e dag sono due i posti perchè il primo  non si conta e quindi si moltiplica per 100 signor maestro.

 

Maestro  :  Bravo, bravo, e tu Aversa cerca di  essere meno precipitoso.

 

Aversa  : ( Tornando a posto )

                     Signor maestro, mi sono imbrogliato perchè pensavo che a casa nostra 5 Kg  di pane  in una volta non l’abbiamo mai visti.

                     ( Ridono tutti i bambini e anche il maestro accenna un sorriso )

 

Donna  :  ( Bussa ed entra )

                     Signor maiè ve ppurtatu nu pocu i carivuneddra pi appicciari a vrasciera a si guagliuni.

                     E purtatu puru puru su sciallu pi su mintiri Pinuzzu quandu nescia .

                     Cumi sa porta, cumi sa porta a ra scola ?

 

Maestro  :  Deve lavorare di più, Carmè, deve studiare, altrimenti quest’anno sarò costretto a bocciarlo.

                  A me dispiace, tu lo sai, ma devi pur capire che non posso promuovere un ragazzo che non mi combina niente.

 

Donna  :  Ciu dicu sempri ia ca addi studiare ma iddru, cumi nescia da scola, stira a borza e fujia .

               U guaiu ca un c’è mancu u patri, cumi sapiti , è partutu ara Sguizzera pi mi dari  nu muarzu i pani.

               A propositu, ve purtatu sa vinu pi va viviri stasira cu su friddu.

 

Maestro  : ( Pensando )  A Carmela l’abbisogna ancuna cosa .

 

Donna   : M’ha scrittu Franciscu e m’ha dittu ca mo chi vena si vulissa piari a licenza da quinta pi nu posticiaddru.

 

Maestro  :   Carmè, cuami facimu, si Franciscu u sa nè liiri e ne scriviri ?

 

Donna    :   Via si vuliti vua putiti fari chioviri e scampari !

 

Coriale  :  Signor maestro perché voi e  la signora non parlate in italiano ?

 

Maestro :  Silenzio Coriale.

 

Donna   :  Oi figghiuma, su talianu chini mu paravi a mia ? 

                Ari  tempi mia u cera mancu scola e pua u tiampo chini mu dava ?

 

Maestro  : Carmè, va bona, vidimu chi putimu fari. Intra si iuani vena u direttori e ci dicu ia . Ma picchi tantu fastistiu ?

 

Donna  :  Chistu u de nente . Be . Arrivederci, arrivederci e chi Dia vu possa rendire.

 

Bidello  :  Fa capolino e dice :  C’è ru direttori !

 

Maestro :  Ragazzi,   composti  e,  mi raccomando,  come entra  ,   attaccate   quella canzoncina che sapete.

                 Fatemi fare bella figura. ( si mette a scartabellare il registro e osserva ) 

                 Maledizione, non ho ancora  fatto  il piano mensile, speriamo che non apra il registro !

 

Direttore: ( Entra e saluta )

                 Don Nicola, come stiamo ?

                 Il maestro si alza e gli offre la sedia.

 

Ragazzi   : Battiam, battiam le mani  ecc. . .  .

 

Direttore   :  Bravi , ragazzi, seduti e state buoni.

 

Maestro    :   Direttò, nonostante gli sforzi molte famiglie non mandano i bambini ben vestiti  e  ordinati ; 

                    del resto ,  non  posso  imporre   loro  un   sacrificio superiore alle reali possibilità. 

                    A proposito  ( apre una cartella e piglia una lettera )

                    ho scritto  alla  Tompson  per un sussidio e mi ha risposto :            

                    ( legge la lettera )  

                    Almeno assicuriamo ai ragazzi più bisognosi un piatto caldo e una colazione.

 

Direttore  :   Bene,   bene,

                        ( intanto scartabella il registro ) 

                        sono cose che vi fanno onore. Ah, ah, il piano mensile ; non lo avete ancora fatto ? Come mai ?                 

                        Sapete  bene  che ,  ogni  bravo  maestro  ,non  deve affidarsi alla improvvisazione

                        ma deve programmare di volta in volta il suo lavoro.

 

Maestro   :   Direttò, questo mese ho trascurato un po' perchè, oltre al lavoro per il centro di lettura,

                    ho cercato di programmare per i prossimi giorni la refezione per i bambini bisognosi.

                    Sapete bene che molti ragazzi, proprio perchè denutriti, non riescono ad applicarsi con profitto.

 

Direttore  :   Va bene,va bene , il piano però cercate di farlo al più presto .

                    Continuate con l’assistere questi bambini bisognosi anche se molte volte

                    l’uomo della strada non apprezza dovutamente questo lavoro che fate .

                    Continuate , continuate e non abbiate paura Don Nicò vi saluto , arrivederci ragazzi e studiate.

                    (esce)

 

Maestro  :    Dunque ragazzi ,assegniamo le lezioni per domani :

                    ripetizione della poesia, tabelline dall’uno al nove, mi raccomando,

                    e infine a pagina 123 del libro di lettura,il brano meraviglioso tratto dal romanzodi Manzoni:

                    La madre di Cecilia ,domani commenteremo dovutamente questo passo bellissimo .

                    Allora in fila per due e uscite pure.

 

Ragazzi  :     Arrivederci , arrivederci signor maestro.

 

Maestro  :     A domani ragazzi e studiate. (esce e si chiude il sipario)

 

Maestro  :     Direttò a proposito fra pochi giorni in direzione un signore che ha     bisogno della elementare ,

                     vi anticipo però che non legge tanto bene e scrive non propio correttamente .

                     Poveretto ha otto figli tutti in tenera     età come facciamo a dirgli di no.

 

Direttore  :   Va bene , vedremo quello che si potrà fare .

 

  

 

ATTO SECONDO

  

 

(Aula con banchi classe 4 mista ,Maestro,Aunni . Il maestro si ferma sull’uscio dell’aula e coversa con un collega, che resta fuori ,sull’utilità dei decreti delegati)

 

 

Maestro  :     Ho letto ieri su di una rivista i nuovi ordinamenti scolastici e, credimi, sono rimasto positivamente impressionato.
                    Ovviamente sia i genitori , che i maestri non sono preparati a questa forma nuova di gestione ma , sono certo ,
                    che col tempo , tutto si normalizzerà.
 

Vai a convincere i genitori adesso! be ti saluto perchè vedo che i ragazzi oggi sono particolarmente euforici buon lavoro.

(entra ed i ragazzi si avvicinano per toccarlo , lui accarezza un po' tutti e si sofferma su Carlo il cui padre è emigrato)   
 

Carletto,  ciao,  come stai ?

                hai sentito papà?

 

Carlo  :       Si signor maestro , ha scritto che per Agosto verrà a casa , io intanto gli ho scritto una lettera , volete leggerla?
                 
 (prende dal libro una lettera e la legge)

 

Maestro  :     Si ,certo.

 

Carlo: Caro papà,

          oggi che scrivo è l’ultimo giorno di scuola ,ed io sono particolarmente felice perchè ora mi aspettano tanti giorni di vacanza.
          Credo di essere promosso , anche se , lo ammetto , come dice il mio maestro , avrei potuto fare molto di più.

          Mariuccia sta bene ed ogni tanto , anche se a malincuore , la porto fuori con me a giocare ,

          ogni sera ti ricordiamo nelle nostre preghiere e contiamo i giorni che ci separano dalla tua venuta.

         Non dimenticare il regalo che mi hai promesso ,

         tanti  baci  affettuosi 
         tuo  Carlo.

  

Maestro  : Bravo , Carletto , queste tue parole renderanno a tuo padre meno dura la lontananza ;

    aggiungi anche tanti saluti da parte mia ,bravo .

 

Pietruccio  :  Signor maestro , oggi è l’ultimo giorno di scuola vorremmo trascorrerlo      un po' diversamente ;

                     per esempio potremmo rifare la drammazione sulla ordinazione del cavaliere ? siete d’accordo?

 

Maestro  :     Certo , Petruccio , se ciò fa piacere anche agli altri .

 

Bambini  :     Bene , benissimo , incominciamo.

 

 

(Due ragazzi ed una ragazza si portano al centro dell’aula ,uno nelle vesti del RE,
 uno nelle vesti del cavaliere e la ragazza nelle vesti di damigella di corte).

   

 

RE  :     Per quale fine desideri entrare nell’ordine ?

Se è per diventare ricco, per fare i tuoi comodi, e ricevere onore, allora non ne sei degno !

 

Cavaliere  :   Signore , le mie vesti parlano per me :

          il bianco è simbolo della mia purezza spirituale ,

                     il rosso simbolo del sangue da versare per l’onore o per Dio ,

                     il nero simbolo della morte da affrontare .

                    Sono stato sottoposto a dura e rigida disciplina , ho purificato il mio spirito nel bagno , sono pronto .

 

Un alunno  :    Signor maestro , il bagno serviva probabilmente per togliere anche lo sporco che aveva accumulato nelle sue scorribande .

 

Maestro  :       Be , forse hai ragione comunque il cerimoniale era quello .

 

RE  :          (si alza , sfodera la spada e , dopo aver dato tre colpi sulla spalla del cavaliere) ,dice :

     Nel nome di Dio , di San Michele e di San Giorgio , io ti faccio Cavaliere .

 

 

(il Cavaliere monta sul cavallo , entra la damigella )

 

 

Damigella  :   Signor San Michele non mi far del male per l’amor di Dio!

 

Cavaliere  :   Nè mal fo io , nè San Michel son io .

                     No , San Michele , non poss’io chiamarmi

                     Cavalier si , son cavalier d’armi.

 

Damigella  :   Un cavalliere ? ma che cos’è mai ?

 

Cavaliere  :   Guardami , figlia , che cos’è saprai .

 

Damigella  :   Che è codesto lungo legno greve ?

 

Cavaliere  :   La lancia : ha sete , è , dove giunge , beve .

 

Damigella  :   Che è codesta di cui tui sei cinto ?

 

Cavaliere  :   Spada , se hai vinto , croce se sei vinto !

 

Damigella  :   Di che vesti ? la veste è molto dura !

 

Cavaliere  :   E’ ferro . Questa è l’armatura .

 

Damigella  :   E tu nascesti già così coperto ?

 

Cavaliere  :   No , cara , non così di certo !

 

Damigella  :   E chi la pose dunque indosso a te ‘

 

Cavaliere  :   Un uomo grande e buono , è stato il RE .

 

(I bambini battono le mani )

 

Maestro  :     Bene , bravi ragazzi .

 

Un alunno  :   Bella cosa , per i cortigiani era sicuramente una pacchia , ma hai pensato alla povera gente ?

                      contadini , mercanti , ai servi ? meno male che sono cose di alti tempi .

 

Petruccio  :    Oggi vi tocca fare da spettatore , signor maestro , signor maestro .

                      Elisa , adesso tocca a te , recita la poesia , ieri sera abbiamo appreso dalla televisione che,
                      ancora una volta , le strade della nostra città  , si sono coperte di sangue .

                     Che tristezza , che paura .

                     Con l’auguri che ciò finisca presto vogliamo con le nostre poesie lanciare il nostro grido di pace e fraternità al mondo,
                     forza Elisa .

 

Elisa  :       Recita “Fraternità”.

 

Pietruccio  :  Ed ora la sorpresa . Signor maestro , Nicoletta ha scritto una poesia da sola , è tanto bella , forza Nicoletta .

 

Nicoletta  :   Recita “Pace”........ Signor maestro vorrei che conservaste copia di questa mia poesia in mio ricordo .

 

Maestro  :     Brava , brava , veramente brava ;

                    sono cose che mi fanno veramente tanto piacere ,

                    grazie Nicoletta grazie di cuore è confortante notare che nonostante tutto ,

                    ci siete ancora ragazzi tanto validi sotto ogni punti di  vista .

 

Petruccio  :   Ed ora ragazzi si canta, forza. (canto Calabrese satira dei decreti delegati)

 

Un alunna  :   Signor maestro , ho portato una fettina di pane da sbriciolare sul davanzale agli amici passeri .

                      Abbiamo anche deciso di tornare di tanto in tanto per salutare queste creature .

                      Ed ora prima di andare via , vogliamo leggere cosa abbiamo scritto per voi signor maestro :

                      Oggi per l’ultima volta , ci avete regalato la gioia della vostra presenza ;

                      il nostro piccolo cuore è tanto triste

                     da non saper trovare le parole per esprimere i nostri sentimenti .

                     Vi diciamo solo così , grazie , grazie amico , grazie fratello ,

         guida impagabile ,grazie e addio.

                     I vosri alunni.

 

Maestro  :     (emozionato)
 

    Grazie bambini , andate e divertitevi

    (escono ad uno ad uno ed il maestro dà ad ognuno di essi un bacio in fronte , i bambini gli  regalano un fiore)