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Augh!
Dispensa di studioSui Pellerossa
Anto & Erny
Le aree di sviluppo degli Indiani dell’America del Nord
Le principali tribù Il Sud-estCherokee: Di lingua irochese, questa potente nazione viveva sulla catena montuosa degli Appalachi. Il suo vero nome fu Ani’Yun’wiyd, ‘Il popolo principale ’, ma fu sempre conosciuta con il nome di Cherokee derivato probabilmente dal termine tslagi, Tsal-agayun’, ‘Popolo del vecchio tabacco’, in relazione all’usanza di coltivare il tabacco per le cerimonie sacre. Abitavano in numerose città circondate da splendidi campi coltivati e da frutteti. Nella prima metà del XIX secolo furono costretti a trasferirsi nel Territorio Indiano dell’Oklahoma con una terribile marcia nota come la “Pista delle lacrime”.
Choktaw: Conosciuti dai Francesi come Teste Piatte, appartenevano alla famiglia linguistica muskogee ed erano abilissimi nell’uso dell’arco e della cerbottana. Agricoltori, coltivavano mais, girasoli e patate dolci. Nel XVII secolo erano circa 20.000, distribuiti in più di cento villaggi.
Creek: Grande confederazione di tribù che viveva nella regione degli attuali Stati della Georgia e dell’Alabama, era costituita da numerose tribù, la più forte delle quali, i Muskoke, diede il nome alla grande famiglia muskogee. I Creek furono abili agricoltori (coltivavano mais, zucche, meloni, girasoli) e temibili guerrieri.
Natchez: Tribù di lingua muskogee. Il significato del loro nome è incerto e potrebbe significare ‘Uomini dell’alta scogliera ’. Abitavano in grandi villaggi circondati da potenti fortificazioni lungo le rive del fiume Mississippi. Vivevano di agricoltura, erano suddivisi in caste ed erano guidati da un sovrano assoluto. Vennero massacrati dai francesi nel XVIII secolo, durante una guerra di sterminio che li estinse completamente.
Seminale: Il loro vero nome Ikaniuksalgi, significa ‘Il popolo della penisola ’ e indicò i gruppi di popolazione Creek che si rifugiarono in Florida nella seconda metà del Settecento per sfuggire all’avanzata dei bianchi, fondendosi con quanto rimaneva delle tribù autoctone. Agricoltori, cacciatori e pescatori, la loro lingua apparteneva alla grande famiglia muskogee. Erano suddivisi in numerose bande che, all’occorrenza, agivano unite. Impegnarono l’esercito americano in tre guerre, tra le più sanguinose della storia del West.
Timucua: Il significato del loro nome era probabilmente ‘Sovrano’ o ‘Padrone’, ma erano conosciuti anche con il nome di Utina, ‘Capo’. Di lingua muskogee erano abilissimi navigatori. Vivevano nella Florida settentrionale, cibandosi di pesce, selvaggina e praticando l’agricoltura.
Il Nord-est
Algonchini: Tribù che viveva lungo il corso settentrionale del fiume San Lorenzo e lungo le rive dell’Ottawa. Erano pescatori, cacciatori e agricoltori. Il loro vero nome Algoomeaking’ significa ‘Arpionano i pesci ‘. Diedero il nome alla famiglia linguistica algonchina, una delle più diffuse del Nord America.
Sauk: Conosciuti anche con il nome di Sac, furono strettamente legati ai Mesquakie. Il loro nome proviene da Osa ‘kivug, ‘Popolo della terra gialla ‘ e vivevano ad ovest del Lago Michigan, nell’attuale Wisconsin. Seminomadi, erano cacciatori di bisonti e agricoltori. In guerra contro numerose e potenti nazioni, furono sempre considerati tra i più bellicosi guerrieri della regione dei Grandi Laghi.
Irochesi: Confederazione formata da cinque popoli, divenuti poi sei, insediata lungo le rive meridionali del Lago Ontario, guidata da cinquanta sachem, ‘capi ‘. Il nome deriva dal basco Hilokoa, ‘Popolo assassino ‘. Pronunciato Hirokoa dalle popolazioni algonchine e poi divenuto Iroquois pronunciato alla francese. Agricoltori e cacciatori provetti, erano guerrieri temutissimi e vivevano in grandi villaggi composti dalle caratteristiche ‘Lunghe case ‘.Le tribù che componevano la federazione furono i Seneca, i Mohawk, gli Onondaga, , i Cayga, gli Oneida e i Tuscarora.
Uroni: Il loro vero nome era Wendat, ‘Il Popolo della penisola ‘, ma furono sempre conosciuti come Uroni dal termine ‘hare’ , ‘spazzola ‘, che diede loro l’esploratore francese Champlain, alludendo al loro modo di tagliare i capelli. Di lingua irochese, erano cacciatori ed agricoltori e vivevano lungo le sponde dei laghi Huron ed Ontario. Furono praticamente distrutti dagli Irochesi nella seconda metà del XVII secolo.
Miami: Nazione di lingua algonchina, era costituita da tre entità indipendenti che però all’occasione agivano unite: Wea, Piakasaw e Miami veri e propri. Originari del Wisconsin, durante il XVIII secolo si stabilirono lungo il fiume Wabash e Eel. Vivevano in villaggi permanenti, composte da capanne circolari e possedevano un’economia mista di agricoltura e caccia.
Fox o Mesquakie: Chiamati dai coloni europei ‘Volpe ‘, il loro vero nome era ‘Popolo della terra rossa ’. La lingua era della famiglia algonchina ed erano cacciatori ed agricoltori seminomadi. Vivevano nel Wisconsin e furono combattuti con vere e proprie guerre di sterminio dai francesi che, alla fine, li scacciarono dai loro territori. I pochi superstiti si unirono ai Sauk, la tribù che condivise quasi tutta la loro storia.
Delaware: Questi potenti guerrieri chiamavano se stessi Lenni Senape, ‘Uomini della nostra nazione ‘. Il termine con il quale sono più conosciuti deriva invece dal nome del fiume intitolato al governatore della Virginia, Lord de la Warr, lungo le cui rive sorgevano i loro villaggi. Di lingua algonchina, nei primi anni del XVIII secolo formarono una potente confederazione che, di fronte all’avanzata della “frontiera”, subì numerose perdite. Erano suddivisi in tre clan: Munsee, ‘Lupo ‘, Unalchtigo, ‘Tacchino ‘, Unami, ‘Tartaruga ‘. Vivevano di agricoltura e caccia.
Le praterie
Sioux: Nazione di lingua siouan, conosciuta anche con il nome di Lakota. Costituì il gruppo più potente del continente americano dai tempi della Lega Irochese. Chiamati anche con il nome di Tintatonwan’, ‘Si accampano sulle pianure ‘, divenuto poi Teton in americano, cacciavano il bisonte in un vastissimo territorio compreso tra le praterie del Minnesota e le pianure di erba alta del fiume Yellowstone. Il gruppo era formato da sette tribù che divennero leggendarie per la loro forza e per la resistenza che opposero all’invasione bianca: Hunkpapa, Sihasapa, Sicangu, Oohenonpa, Minikanywozupi, Ogla’la, Itazipco. I Sioux erano strettamente imparentati con i Dakota e ai Nakota, con cui avevano in comune la lingua, con alcune piccole differenze, come ad esempio la pronuncia della l, della d e della n.
Pawnee: Confederazione di lingua caddo che visse in epoca storica lungo il corso del fiume Platte, nell’odierno Nebraska. Composta dalle tribù dei Chaui, Skidi, Kitkehahki e Pitahauerat, frequentemente in lotta fra loro per la supremazia nella confederazione, in epoca storica divennero nemici mortali dei Sioux e degli Cheyenne, dai quali furono frequentemente sconfitti. Vivevano in grandi villaggi di capanne di terra ed erano orticoltori seminomadi. Due volte all’anno affrontavano rischiosi viaggi nelle pianure per cacciare i bisonti.
Comanche: Tribù di cacciatori di bisonti delle pianure, appartenente alla famiglia linguistica uto-azteca del gruppo shoshone. Parenti stretti degli Shoshoni, prima dell’arrivo dei bianchi, vivevano insieme a loro vicino alle sorgenti del fiume Platte, nell’odierno Wyoming e chiamavano se stessi Nermernuh , ‘Il popolo’. Il nome Comanche deriva dal termine in lingua ute Kohamahts, ‘Colui che vuole sempre combattermi ‘ e mostra il grado di aggressività della tribù nei confronti dei suoi vicini. Attorno alla fine del XVII secolo, si stabilirono nell’odierno Stato del Texas.
Cheyenne: Dal termine Dakota shayena’ , ‘Parlano rosso ’, nel senso di una lingua sconosciuta. Il loro vero nome era Tsis’Tsistas’, ‘ Il nostro popolo ‘. Guerrieri temerari e grandi cacciatori di bisonti, parlavano una lingua algonchina e vivevano in tipì di pelle, dipinti generalmente di bianco, che fabbricavano anche per utilizzarli come merci di scambio con le altre tribù nella zona delle Colline Nere. Intorno al 1830 si divisero in due grandi raggruppamenti. Il primo, quello settentrionale, rimase nel territorio dello Yellowstone, mentre quello meridionale andò a vivere a sud, nella zona del fiume Republican, per commerciare più agevolmente con i mercanti bianchi.
Kiowa: I Ka’i’gwù’, ‘Popolo principale ’ fu una potente e bellicosa tribù di nomadi cacciatori di bisonti, originaria delle pianure del fiume Yellowstone. In epoca storica si stanziarono nelle Colline Nere del Dakota e in seguito nelle pianure dell’Arkansas e del Colorado dove combatterono strenuamente contro l’invasione dei bianchi. Probabilmente furono una delle poche tribù originarie delle grandi pianure.
Assinboin: Tribù di cacciatori di bisonti, di lingua siouan, che viveva nel Canada, lungo i fiumi Assinboin e SasKatchwan. Imparentati ai Nakota, dai quali si staccarono prima dell’arrivo dei bianchi, e alleati dei Cree e dei Chippewa, gli Assinboin diventarono acerrimi nemici di tutte le tribù della Confederazione Sioux. Il loro nome significa ‘Cuociono con pietre ‘ dall’usanza di bollire la carne con pietre roventi.
Piedi neri: Potente confederazione di lingua algonchina che abitava nelle pianure del Saskatchwan e del Montana Occidentale, cacciando il bisonte e combattendo contro numerose tribù nemiche. Era composta dalle tribù Siksika o ‘Piedineri ‘, Piegan o ‘Abiti Laceri ‘, Kainah o ‘Molti Capi ‘, conosciuti anche con il nome di ‘Blood’, ‘Sangue ‘, per l’usanza di dipingersi il viso di rosso. Furono acerrimi nemici degli americani.
Nez Percé: Tribù di lingua shahaptian dell’Idaho e dell’Oregon che assimilò la cultura delle pianure. Il suo vero nome era Nimipu’ , ‘Il popolo ’. Divenne famosa per la straordinaria ritirata di alcune sue bande, guidate da Capo Giuseppe.
Mandan: Tribù seminomade di orticoltori e cacciatori di bisonti che viveva in villaggi di capanne di terra lungo il fiume Missouri. Di lingua siouan, il loro vero nome era Numakiki’, ‘Il popolo ‘. Furono completamente distrutti da terribili epidemie di vaiolo.
Nakota: Nazione di cacciatori di bisonti, di lingua siouan, apparteneva alla Confederazione Oceti Sakowin, ‘I sette fuochi del consiglio ‘, insieme ai Dakota e ai Sioux. Il loro territorio si estendeva dalle pianure del Minnesota occidentale al corso del fiume Missouri.
Dakota: Nazione di lingua siouan, si facevano chiamare ‘Dakota ‘, ‘Alleati ’, Divisi in gruppi, vissero nei territori boscosi del Minnesota e nelle pianure del Dakota. Ebbero rapporti molto stretti con i Nakota ed i Lakota (Sioux), assieme ai quali formarono la potente confederazione de ‘I sette fuochi del consiglio ’.
Arapaho: Tribù di lingua algonchina il cui vero nome era Inunaina, ‘Il nostro popolo ‘; vivevano nelle pianure ad ovest del Missouri cacciando il bisonte ed abitando nelle caratteristiche tende coniche di pelliccia, i tipì. Furono alleati con gli Cheyenne che li chiamarono Hitanwo’iv, ‘Uomini del cielo azzurro ‘, mentre per i Lakota erano i Mahpiyato, ‘Nuvole azzurre ‘.
Il sud-ovestHopi: Tribù di lingua uto-atzeca che fondò nel New Mexico importanti città, conosciute dagli Spagnoli con il nome di Pueblo, termine che, da allora, indicò anche le tribù che vi abitavano. Il nome Hopi è l’abbreviazione del termine Hopitu shimunu, ‘Popoli pacifici ‘. Erano agricoltori e cacciatori e possedevano una cultura religiosa sviluppata e complessa.
Navajo: Nazione seminomade del sud-ovest degli Stati Uniti, del gruppo linguistico athapasca, strettamente legata agli Apache, con i quale era scesa a sud dalle pianure e dalle foreste del Canada settentrionale. Il loro nome proviene dal termine in lingua tewa navahu, ‘Grandi campi coltivati ‘, diventato poi in spagnolo Navajo. Estremamente bellicosi, furono provetti allevatori ed abilissimi artigiani.
Apache: La maggior nazione nomade del sud-ovest degli Stati Uniti appartiene al gruppo linguistico athapasca. Era formata da numerose e potenti tribù che politicamente agivano in maniera indipendente, anche se mantenevano stretti contatti tra di loro. Il loro vero nome era Tinneh, ‘Il Popolo ‘, ma furono sempre conosciuti con il nome che gli diederp i loro nemici Pueblo, Apache, ‘Nemico ‘. Vivevano essenzialmente di caccia e di raccolta e occasionalmente di agricoltura, ma le tribù più orientali seguivano e cacciavano il bisonte ed assimilarono molti elementi della cultura delle pianure. Furono l’ultima nazione ad arrendersi agli americani dopo un cinquantennio di continue e sanguinose lotte.
Zuňi: Tribù dei Pueblo occidentali, visse nel villaggio di Zuni nel New Messico che fu occupato continuativamente per almeno seicento anni. Il loro nome tribale era A’shiwif. ‘Carne ‘. Il termine Zuni è invece la derivazione spagnola di una parola keresan, Sunytsi, di significato oscuro, forse legato ai riti di coltivazione del mais.
Mohave. La più popolosa e bellicosa delle tribù di lingua yuman. Il loro nome deriva da hamok avi, ‘Tre montagne ‘. Erano agricoltori e vivevano lungo le due rive del Colorado. Ebbero numerosi scontri sia con gli spagnoli che con gli americani.
Pima o Pomo: Gruppo assai vasto di popolazioni parlanti una stessa lingua e composto da tribù affini per usi e costumi, ma separate politicamente, che occupavano i territori della regione costiera nei dintorni dell’odierna città di San Francisco.. Erano cacciatori, raccoglitori e pescatori, artigiani rinomati, abili nella lavorazione di conchiglie, cesti ed altri oggetti. Il loro nome significa ‘Il popolo ’.
Il Grande Bacino
Ute: Importante tribù di lingua shoshonean, affine ai Piute ed ai Bannock, che visse nel Colorado e nello Utah, lo Stato che prese il loro nome. Cavalieri e cacciatori provetti, si spingevano nelle pianure per cacciare il bisonte e commerciare, assimilando così molti tratti della cultura delle praterie. Per le numerose tribù nemiche erano ‘Gli uomini neri ‘.
Paiute: Di lingua shoshonean, il loro nome deriva secondo alcuni studiosi da pah ute, ‘Ute dell’acqua ‘, secondo altri da pai ute, ‘Veri ute ‘, e indica una numerosa famiglia di tribù che parlavano la stessa lingua, ma che erano suddivise in entità indipendenti e sparpagliate in un vasto territorio, corrispondenti ai moderni Stati dell’Arizona, dell’Utah, dell’idaho, dell’Oregon e di parte della California. La maggior parte di esse si dedicava alla caccia ed alla raccolta e, prima dell’arrivo dei bianchi, aveva raggiunto un livello tecnologico molto basso.
Bannock: Tribù di lingua shoshone, che occupava i territori dell’odierno Idaho sud-orientale. Il nome deriva dalla corruzione del termine Panai’ti .Tradizionalmente erano pescatori ma, quando ottennero i cavalli, diventarono abili cacciatori di bisonti e assimilarono la cultura delle pianure.. Impegnarono gli americani in continue guerre e scaramucce.
Shoshone: Era la tribù più settentrionale della famiglia linguistica shoshonean. Il loro vero nome proviene probabilmente da un termine algonchino che indica il serpente. Furono infatti chiamati ‘Serpenti ‘ dalla maggior parte delle nazioni con le quali vennero in contatto. Cacciatori di bisonti, erano strettamente imparentati con i Comanche, dai quali si erano separati in un’epoca precedente all’arrivo dei bianchi. Vissero nel Wyoming e nell’Idaho. Furono alleati degli americani che aiutarono contro i loro vecchi nemici Sioux e Cheyenne.
La Costa Nord-Occidentale
Kwakiutl: Il loro nome significa ?Siaggia sulla riva nord del fiume ‘, ed erano di lingua wakashan. Abili pescatori si spingevano nel mare aperto per cacciare le balene, partendo dai loro villaggi posti sulle rive dello Stretto della Regina Carlotta s di Vancouver.
Nootka: Potente tribù di lingua wakashan insediata nell’isola di Vancouver, sulla costa occidentale del Canada.. Abili cacciatori di balene, furono anche valorosi guerrieri, temutissimi in tutta la costa occidentale. Divennero famosi per le loro razzie di schiavi che poi donavano durante le interminabili feste dei loro potlach.
Haida: Tribù che viveva nella Columbia Britannica. Il loro nome deriva da Xai’da, ‘Il popolo ‘. Erano abilissimi pescatori ed uomini guerrieri.
Tsinglit: Il loro nome significa ‘Il popolo ‘ ed erano navigatori, pescatori, commercianti e guerrieri temibili. Vivevano nell’arcipelago Alexander, ai confini dell’Alaska, in villaggi riccamente decorati.
Il Subartico
Chippewyan: Principale tribù del gruppo linguistico algonchino, occupava un vasto territorio tra Sault Saint Marie, Ontario e i boschi occidentali del Minnesota. Il suo vero nome era An’ish’in’aub’ag, ‘Veri uomini ‘, ma fu anche conosciuta con il nome di Ojibwa, ‘Mocassini incrostati ‘. Vivevano essenzialmente di caccia e raccogliendo riso selvatico. Furono valorosi guerrieri e di batterono lungamente con i Dakota per il controllo dei territori di caccia del Minnesota. Verso il 1.700 una parte della tribù emigrò nelle pianure, assimilando la cultura del bisonte e alleandosi strettamente con i Cree.
Cree: Importante tribù di lingua algonchina il cui nome deriva da “Kristinaux”,forma francese del termine Kenistenoag, il nome attribuito loro dai Chippewyan. In realtà chiamavano se stessi Eithinyoowuc, ‘Uomini ‘. Divisi in numerosissime bande, vissero in un territorio enorme, che andava dalla baia di Hudson alle pianure del Manitoba. I gruppi insediati più a est furono cacciatori, pescatori e raccoglitori di piante selvatiche, mentre quelli delle pianure assimilarono completamente la cultura del bisonte.
L’Artico
Esquimesi: Gruppo umano stanziato nelle regioni artiche dalle coste asiatiche dello stretto di Bering alla Groenlandia. Furono tra le prime popolazioni di origine paleosiberiana che posero piede in America. La cultura degli Eschimesi è tipicamente artica e conserva ancora i caratteri preistorici dei loro antenati: suddivisione in clan ed in famiglie patriarcali, divisione dei proventi della caccia e proprietà privata dei beni individuali, costituzione sociale di tipo collettivistico e posizione elevata della donna, concezioni magico animistiche che progressivamente lasciano il posto al Cristianesimo. Tipiche sono le abitazioni seminterrate ricoperte di neve, gli igloo, e le imbarcazioni, chiamate kayak fatte di pelle. Con le ossa, l’avorio, la pietra ed il legno gli Eschimesi producono ancor oggi pregevoli oggetti artistici.
Linguaggio e comunicazione
Gli uomini hanno sempre cercato di inventare un linguaggio che tutti potessero parlare, comprensibile ovunque nel mondo. Oggi gli sforzi in questo senso si stanno moltiplicando, ma i risultati sono ancora modesti e prevale la lingua delle nazioni più potenti (Inglese). C’è, infatti, chi ipotizza che sarà appunto l’inglese ad assolvere a questa funzione, chi l’esperanto, mentre qualcuno azzarda l’ipotesi di una nuova lingua universale. In passato, però, le centinaia di migliaia di Indiani sparsi in tutto il continente americano, che parlavano oltre duecento dialetti differenti, con il linguaggio dei segni sembravano essere riusciti pienamente nell’intento. Con movenze armoniose di mani e braccia esprimevano precisi concetti che venivano immediatamente percepiti da interlocutori di tribù diverse, provenienti da terre lontane. Queste silenziose conversazioni potevano protrarsi per lungo tempo senza il pericolo di pericolosi fraintendimenti. Curioso, per esempio, è il fatto che Arapaho e Cheyenne, pur vivendo uniti, non si curavano mai di imparare le rispettive lingue, ma si intesero sempre con il linguaggio dei segni. Anche alcuni mercanti ed esploratori bianchi conoscevano questo sistema di comunicazione e se ne servivano quotidianamente, anche perché praticare il linguaggio dei segni era un buon ‘passaporto’ per chiedere ospitalità e commerciare con gli Indiani. Per indicare che un determinato avvenimento era accaduto ad una certa ora del giorno, gli Indiani puntavano un dito verso il luogo dove si sarebbe trovato il sole in quel momento. Il trascorrere di un giorno intero veniva espresso indicando l’oriente, poi passando sulla propria testa, l’occidente. ‘Uomo ‘ si indicava mostrando la mano con il dorso verso esterno e l’indice sollevato, per esprimere il concetto che l’uomo procede in posizione eretta. L’idea di ‘donna ‘ veniva reso imitando il gesto di chi si pettina lunghi capelli. L’uomo bianco portava il cappello e quindi veniva indicato sollevando un dito fino alla fronte. Il saluto si esprimeva con la mano destra aperta verso l’interlocutore, l’azione dell’ascoltare con una mano aperta attorno all’orecchio. L’azione del vedere si evidenziava con un pugno all’altezza degli occhi con indice e medio aperti in avanti. La volontà di comunicare era espressa indicando se stessi, poi la persona con la quale volevano conversare e infine il luogo dell’incontro. Per indicare il concetto di amico si teneva un pugno all’altezza delle spalle con indice e medio aperti in avanti; infine, per indicare i bisonti, i pugni venivano chiusi sulle tempie con gli indici alzati, come per indicare le corna. Per superare comunque i problemi relativi alla comunicazione a distanza, gli Indiani si affidavano anche ad altri sistemi. Segnali pittografici, segnali ottenuti con il fumo, con pezzetti di specchio, incidendo la corteccia degli alberi o ammucchiando pietre.
La pittografia
L’espressione simbolica del linguaggio dei gesti, delle mani e del corpo, aveva una corrispettiva forma scritta nel linguaggio pittografico. Storie, avvenimenti, conflitti intertribali e con i visi pallidi, calendari, almanacchi, ricorrenze, ricordi e simboli religiosi, venivano riprodotti su tuniche di pelle, tipì, pelli di bisonte, coperte, rocce, tatuati sul corpo e su oggetti di diversi materiali. I disegni pittografici erano alquanto semplici e primitivi; posti, poi, uno accanto all’altro, oltre ad esprimere dei concetti, formavano delle bellissime e simpatiche decorazioni. Alcuni simboli pittografici sono di facile interpretazione perché riproducono i contorni degli oggetti che rappresentano; altri, invece, al pari dei geroglifici egiziani e degli ideogrammi, sono più difficili da comprendere se non ci vengono spiegati dagli stessi Indiani o da qualche esperto conoscitore di questi sistemi di scrittura fono-simbolica.
Esempi di segni pittografici
Sole: un cerchio con attorno tanti piccoli raggi Luna: disegno di un quarto di Luna Vita: un cerchio Morte: un cerchio nero Camminare: un piede Guardare: una testa di profilo con una linea di punti che parte dall’occhio Parlare: una testa di profilo con una linea a spirale che dalla bocca sale verso l’alto Sole, quarto di luna: luglio, la calura estiva Arco, frecce, quarto di luna: settembre, tempo di caccia
Segnali indiani
La necessità di dover comunicare a distanza richiedeva l’uso di segni convenzionali di chiara ed immediata interpretazione. Le circostanze del momento suggerivano la tecnica più adatta per inviare un messaggio. Di valle in valle, in brevissimo tempo, una notizia giungeva anche a centinaia di chilometri di distanza. Prima dell’avvento del telegrafo, che cambiò radicalmente i sitemi di trasmissione delle informazioni in tutto il mondo, i bianchi non sono mai riusciti a competere con gli Indiani nel campo della comunicazione veloce.
Segnali con gli specchi: I raggi solari possono essere riflessi a grande distanza da uno specchio. Con un riflesso fisso ed uno continuo, gli Indiani attiravano l’attenzione di coloro con cui intendevano comunicare. Successivamente trasmettevano i messaggi attraverso una serie di lampi, secondo un codice assai completo e simile all’alfabeto Morse.
Segnali di fumo: Venivano inviati da alture elevate e ben visibili. Per prima cosa, chi doveva inviare un’informazione, accendeva un fuoco di legna secca, su cui poi aggiungeva erba e rami umidi, che originavano una colonna di fumo scuro. A questo punto si copriva e si scopriva aritmicamente il fuoco con una coperta, per ottenere le volute di fumo e gli intervalli desiderati. Il codice di questo linguaggio corrispondeva a quello usato per le segnalazioni con gli specchi. Ecco qualche esempio di messaggio di fumo: - una nuvola: attenzione - due nuvole: tutto regolare - tre nuvole: aiuto - tre colonne di fumo allineate: aiuto
Segnali attraverso il volo di determinati rapaci: Disseminando carogne sul terreno, gli Indiani riuscivano a guidare gli spostamenti di alcuni tipi di rapaci in modo tale che i destinatari del loro messaggio, anche se molto lontani, potessero raccoglierne il significato.
Segnali sulla sabbia: Nelle zone desertiche, gli Indiani tracciavano dei segnisulla sabbia che equivalevano a precise indicazioni. Questi erano destinati ad essere letti in un tempo relativamente breve, in quanto sarebbero stati cancellati al primo cambio di direzione di vento.
Segnali col pony: Le informazioni più urgenti venivano comunicate dagli Indiani per mezzo di evoluzioni che compivano in groppa al loro cavallo. Così, ad esempio, il numero dei cerchi descritti stava ad indicare l’entità del gruppo degli intrusi avvistati, mentre il tratto percorso al galoppo avanti e indietro rappresentava, in scala, la distanza cui si trovava. Uscire repentinamente dal campo visivo degli osservatori, nascondendosi in fretta, era un segnale inequivocabile di pericolo immediato.
Segnali con frecce incendiarie: Di notte gli Indiani ricorrevano a questo sistema per inviare messaggi il cui significato dipendeva dal numero dei lanci, dalla loro direzione e dalla relativa altezza.
Segnali con coperte: Gli Indiani afferravano con una mano la coperta per un angolo e la facevano girare verticalmente. Ogni volta che essa strisciava sul suolo, questo veniva toccato contemporaneamente anche con la mano libera. La gamma delle segnalazioni che riuscivano a fare era molto ampia. Ecco due esempi: - stendere la coperta la suolo: domandare la pace - scuoterla tre volte in avanti: invito a chiedere qualcosa.
Segnali con la polvere: Gli Indiani si potevano far intendere anche lanciando diverse manciate di polvere. La chiave per decifrare questo sistema di comunicazione era il modo in cui venivano effettuati i lanci e l’ampiezza degli intervalli.
Segnali con i sassi: Venivano usati in prevalenza lungo le piste e servivano ad indicare una direzione o a fornire un avvertimento. Ad esempio: - un sasso piccolo sopra uno grosso: siamo passati di qui; - un sasso piccolo sopra uno grosso con un sassolino appoggiato vicino a quest’ultimo: siamo passati di qui ed abbiamo preso la direzione indicata dal sassolino; - tre sassi in pila: attenzione, è importante; - un mucchio di sassi: abbiamo messo il campo qui ed no di noi sta male; - sopra un mucchio di sassi ce n’è uno a cuneo con la punta rivolta verso una certa direzione: l’acqua si trova da quella parte.
Segnali con i rami: Un semplice rametto in mezzo ad una pista poteva nascondere un’indicazione rilevante: - un ramo rotto a metà: siamo passati di qui; - un ramo con la parte recisa rivolta verso una certa direzione: siamo passati di qui ed abbiamo preso la direzione indicata dalla parte tagliata del ramo; - un ramo appoggiato sulla biforcazione di un bastoncino infilzato al suolo: attenzione, è importante.
Segnali con l’erba: I fasci d’erba annodati stanno ad indicare, secondo il loro grado di freschezza, da quanto tempo è passato su quella pista l’autore del messaggioe a fornire altre utili notizie. Ecco qualche esempio: - un fascio d’erba con un nodo e la punta verso l’alto: siamo passati di qui; - un fascio annodato con una punta rivolta verso una certa direzione: siamo passati di qui e siamo diretti dove indica a punta del fascio; - tre fasci annodati con le punte rivolte verso l’alto: attenzione è importnte; - un fascio annodato, reciso alla base e giacente al suolo: attenzione, pericolo!
Segnali con bastoncini: Bastoncini secchi o rami sfrondati risultavano di facile impiego per lasciare chiari messaggi sulle piste. Prendiamone in considerazione qualcuno: - tre, quattro, cinque o più bastoncini conficcati in fila ed in scala sul terreno: siamo andati da questa parte a caccia; - due bastoncini forcuti, infilati nel terreno, che ne sostengono un terzo: siamo qui vicino; - due bastoncini incrociati, intersecati da un terzo, con l’aspetto di una ‘A’: ottimo terreno di caccia; - un bastoncino conficcato nel terreno,con un sasso a cuneo sistemato nella sua forcella: siamo andati a caccia nella direzione indicata dal cuneo.
Segnali sulla corteccia degli alberi: Era il sistema più adeguato, quando la pista attraversava una zona piuttosto boscosa. Ecco qualche esempio: - un tassello verticale nella corteccia: siamo passati di qui; - un tassello più un’incisione allungata verso il basso alla sua sinistra o alla sua destra: siamo passati di qui ed abbiamo preso la direzione dell’incisione rispetto al tassello; - tre tasselli allineati verticalmente: attenzione è importante.
Segnali con le armi: Un tomahawk oppure una freccia, dipinti di rosso, stavano a significare intenzioni bellicose, dovunque si trovassero. Una freccia spezzata in mezzo ad una pista rappresentava una sorta di divieto di transito: chi avesse proseguito ugualmente avrebbe dovuto subire dure e pericolose ritorsioni.
Segnali con tamburi: I messaggi, oltre che visivi, potevano essere anche acustici. Le comunicazioni di grande rilievo venivano propagate dal rullio ei tamburi su vaste superfici.
Segnali attraverso l’imitazione dei richiami degli animali: Per non attirare l’attenzione dei nemici, gli Indiani si scambiavano i messaggi fondamentali imitando in modo magistrale i suoni degli animali.
Cronologia essenziale
· 40.000 – 11.000 a.C. : Migrazioni dei popoli siberiani che, attraverso la penisola di Beringia, si diffondono in entrambe le Americhe. ( 1 ) · 8.000 a.C. : Ritiro definitivo dei ghiacciai. · 7.000 – 5.000 a.C. : Sono coltivati per la prima volta fagioli, cucurbitacee, zucche e cetrioli. Il granoturco viene ancora raccolto selvatico. · 5.000 – 3.500 a.C. : Viene introdotto un tipo di granoturco che si coltiva. · 2.000 a.C. : Diffusione dell’agricoltura e della ceramica in gran parte del Nord America. · 1.500 a.C. : Addomesticamento del cane. · 1.400 a.C. – 1.300 d.C. : Nascita e sviluppo delle diverse culture del nord-est, del sud-est e del sud-ovest. · 500 d.C. : Introduzione dell’arco e delle frecce. · 900 – 1.000 d.C. : Navigatori Vichinghi guidati da Erik il Rosso e Leif Ericson giungono sulle coste dell’America Settentrionale e stabiliscono i primi contatti con le popolazioni del Nord-America. · 1.150 – 1.400 : Spostamenti verso sud di alcune tribù (Apache, Navajo). · 1.492 - 1502 : “Scoperta dell’America” e spedizioni di Cristoforo Colombo nell’area caraibica. · 1497 – 98 : Giovanni e Sebastiano Caboto esplorano la costa nord-orientale. · 1.523 - 24 : Giovanni e Girolamo Verazzano esplorano le coste nord-americane da capo Fear al Maine: nasce la leggenda del passaggio di nord-ovest. · 1.528 – 1.542: Esplorazioni spagnole dal sud-est fino alla California. · 1.607 : Sbarco di 105 coloni inglesi a Jamestown. · 1.620 : Sbarco dei Padri Pellegrini del Mayflower a Plymouth. · 1.626 : Gli Olandesi fondano Fort Amsterdam nell’isola di Manhattan. Diverrà in seguito Nuova Amsterdam e poi New York. · 1.675 – 76 : Guerra di King Philip, la prima guerra indiana. · 1.754 : Conferenza di Albany tra Irochesi e coloni inglesi. · 1.754 – 1.763 : Guerra franco-indiana dei Sette Anni. · 1.775 – 1.783 : Guerra d’indipendenza americana. · 1.778 : Primo trattato tra Stati Uniti e Delaware. · 1.787 : Redazione della Costituzione degli Stati Uniti d’America. · 1.795 : Trattato di Greeville firmato da 12 tribù. Una frontiera permanente è stabilita nel territorio di nord-ovest. · 1.803 : Gli Stati Uniti acquistano la Louisiana da Napoleone. · 1.804 – 06 : Spedizione di Lewis e Clarke verso il Pacifico. · 1.814 : La Spagna cede la Florida agli Stati Uniti. · 1.821 : Sequoya inventa l’alfabeto cherokee. · 1.824 : Creazione dell’Ufficio degli Affari Indiani al Dipartimento della Guerra. · 1.830 : Il Congresso adotta l’ “Indian Removal Bill”. · 1.838 : Il “Sentiero delle lacrime” dei Cherokee e deportazione nell’Oklahoma. · 1.842 : Apertura della pista dell’Oregon. · 1.845 : Gli Stati Uniti annettono il Texas. · 1.848 : Acquisizione degli Stati Uniti delle regioni di sud-ovest (Trattato di Guadalupe Hidalgo). · 1.851 : Primo trattato di Laramie con le tribù delle grandi pianure e delle montagne. · 1.860 – 1.875 : Sterminio dei bisonti. · 1.864: Massacro dei Cheyenne a Sand Creek. · 1.868 : Massacro dei Cheyenne a Black Kettle ad opera del generale Custer. Secondo trattato di Laramie · 1.869 : Inaugurazione della prima ferrovia transcontinentale. · 1.871 : Il Congresso abbandona la politica dei trattati con le tribù indiane. · 1.876 : Battaglia di Little Big Horne e disfatta di Custer. · 1.877 : Guerra dei Nez Percé e resa di Capo Giuseppe. · 1.882 : Fondazione dell’Indian Right Association. · 1.886 : Resadi Geronimo. · 1.887 : Dawes Act, legge per la lottizzazione delle riserve. · 1.890 : Uccisone di Toro Seduto a Standing Rock. Massacro di Wounded Knee. · 1.911 : Fondazione della Society of Amrican Indian. · 1.924: Indian Citizenship Act, gli Indiani diventano cittadini degli USA. · 1.944 : Fondazione del National Congress of American Indian. · 1.961 : Prima Conferenza indiana a Chicago. · 1.968 : Fondazione dellìAmerican Indian Movement. · 1.969 : Occupazione di Alcatraz. · 1.973 : Occupazione simbolica di Wounded Knee. · 1.978 : Marcia contro l’abrogazione dei trattati indiani. · 1.983 : Il Presidente degli USA, Ronald Reaga, riconosce il diritto di autodeterminazione delle tribù indiane.
1. L’arrivo dei primi uomini nel Nord-America
Gli studiosi sono ancora divisi sull’arrivo dei primi uomini, i paleoindiani, nel nuovo continente. Rilevanti ritrovamenti archeologici hanno spinto la data del popolamento del Nord-America molto indietro, tra il 10.000 ed il 50.000 a.C. .
Dopo decenni di discussioni e teorie infondate su perdute tribù europee e continenti scomparsi, si è finalmente giunti alla conclusione che l’uomo giunse in Nord-America dall’Asia nel Pleistocene, attraverso il lembo di terra che allora univa l’Alaska alla Siberia, oggi occupato dallo stretto di Bering, e comunemente chiamato Beringia. Nel milione di anni del Pleistocene vi furono quattro glaciazioni, quando i ghiacci raggiunsero latitudini meridionali se parate da periodi interglaciali.. La glaciazione Wisconsin (corrispondente al periodo Wurmiano in Europa) durò approssimativamente dal 90.000 o 75.000 a.C. all’8.000 a. C.. Si è teorizzato che varie volte, durante il Wisconsin, molta dell’acqua che ricopriva la superficie terrestre fosse ghiacciata, provocando notevoli abbassamenti dei livelli degli oceani e conseguenti emersioni di terre altrimenti sommerse. Dove adesso ci sono gli 85 km d’acqua, profonda 50 metri, dello stretto di Bering, ci sarebbe stata una striscia di terra ricoperta dalla tundra e larga probabilmente 1.500 km, che univa i due continenti. Le isole attuali sarebbero state le cime delle montagne di allora. La caccia avrebbe portato alcuni gruppi di uomini attraverso questo ponte naturale. Questi paleo-siberiani furono i primi indiani, i veri scopritori del Nuovo Mondo. I rilevanti ritrovamenti archeologici hanno spinto la data dell’inizio del popolamento del Nord-America, molto indietro, approssimativamente tra il 10.000 e il 50.000 a.C., o forse addirittura prima, anche se non vi è un’opinione univoca tra gli studiosi. Molte delle controversie in proposito risultano dal fatto che i manufatti in pietra non possono essere datati di per sé, ma soltanto in relazione alla situazione geologica circostante e dallo studio al radiocarbonio della materia organica ritrovata su di essi. La tesi prevalente, comunque, è che la migrazione dell’uomo dall’Asia non sia avvenuta tutta in una volta, ma attraverso millenni ed in varie ondate, dato che i primi indiani viaggiavano in piccole unità famigliari o bande. Il processo di dispersione sul continente americano fu graduale. La via che i primi indiani intrapresero per il sud non è altrettanto chiara. Al tempo in cui esisteva Beringia, la glaciazione Wisconsin bloccava successive migrazioni a sud e a est. I primi esseri umani probabilmente vivevano nell’attuale Alaska, che per generazioni non fu ricoperta dai ghiacci a causa delle poche precipitazioni prima che i periodi interglaciali, sciogliendo parzialmente i ghiacci, creassero passaggi naturali. Come per il ponte naturale, è difficile stabilire con esattezza quando questo avvenne. Ritrovamenti archeologici e studi geologici testimoniano un periodo di assenza dei ghiacci di diverse migliaia di anni dal primo al medio Wisconsin lungo la catena delle Montagne Rocciose. Successivamente, durante un altro periodo di scioglimento dei ghiacci 10.000 anni dopo, un secondo corridoio si formò più a est nelle pianure dell’Alberta e del Sackatchevan. E infine un terzo passaggio si aprì, molto probabilmente alla fine della glaciazione Wisconsin, lungo i corsi dei fiumi Yukon, Peace e Liard. Attraverso queste vie i primi indiani si diffusero ad est lungo le valli dei fiumi delle Grandi Pianure,a ovest attraverso il South Pass delle Montagne Rocciose verso il Grande Bacino, a sud-ovest aggirando le Montagne Rocciose verso la California, a sud verso il Centro-America e il Sud-America. La completa dispersione sul continente probabilmente durò centinaia di anni o addirittura millenni, sulle vie battute dai grandi mammiferi che venivano cacciati dai primi indiani. Le immigrazioni più tarde furono quelle che avvennero molto dopo che Beringia fu definitivamente sommersa tra il 3.000 ed il 1.000 a.C., inuit (eschimesi) aleutini e probabilmente athapaschi, attraversarono lo stretto di Bering su imbarcazioni in legno e pelle.
(U. Barlozzetti, R. Semplici)
2. The Indian Removal Act (1830)
Nei primi anni del XIX secolo, i bianchi americani avanzarono rapidamente verso ovest. L’espansione inferse una nuova durissima spinta sulle nazioni indiane occidentali e lasciò peraltro nell’est delle isole di territori indiani entro i confini degli Stati. Nelo stesso tempo, un forte movimento di opinione cominciò ad affermare che, se si volevano salvare i nativi dell’America settentrionale, occorreva dare loro nuovi territori fuori portata dall’avanzata della frontiera. Questi territori furono individuati oltre il Mississippi. Dopo un acceso dibattito politico. Il 28 maggio 1830 il Presidente Andrew Jackson firmò l’atto di trasferimento. La legge consentiva al Presidente di istituire nuovi territori ove poter dislocare gli indiani, ovunque non vi fossero già comunità statali o zone abitate da bianchi. Considerando che uno degli scopi principali del provvedimento era anche quello di civilizzare le tribù native, si comprende benissimo come esso sia in aperto contrasto con l’idea di relegare gli indiani in territori periferici anche se dietro un cospicuo contributo in denaro.Dietro esortazione dell’amministrazione del Presidente Andrei Jackson, il Congresso, in seguito ad un acceso dibattito approvò “un atto per provvedere ad uno scambio di terre con gli Indiani che risiedono in alcuni stati o territori, e per la loro rimozione ad ovest del fiume Mississippi”, tale atto fu trasformato in legge il 28 maggio 1830.Sia decretato (…) che sia e possa essere legittimo per il Presidente degli Stati Uniti far sì che qualsiasi territorio appartenente agli Stati Uniti, ad ovest del fiume Mississippi, non incluso in qualche Stato o territorio organizzato, e a cui è stato estinto il diritto di proprietà degli Indiani, nella misura in cui ritiene necessario, possa essere diviso in adeguato numero di distretti, per accoglienza di tribù o di nazioni di Indiani, che possono scegliere di scambiare le terre in cui ora essi risiedono, e trasferirsi là; e far sì che ciascuno dei suddetti distretti siano indicati da segni artificiali o naturali, così che sia facilmente distinguibile da qualsiasi altro. (…)Sezione 2E sia ulteriormente decretato, che sia e possa essere legittimo per il Presidente scambiare alcuni o tutti i distretti, così da essere sistemati e descritti, con tribù e nazioni di Indiani ora residenti all’interno dei confini di qualche stato o territorio, e con cui gli Stati Uniti hanno trattati esistenti, per tutto, o una parte o una porzione del territorio reclamato e occupato da tale tribù o nazione, all’interno dei confini di qualcuno o più degli Stati o territori, dove la terra occupata è rivendicata dagli Indiani, è posseduta dagli Stati Uniti, o gli Stati Uniti sono legati allo Stato all’interno del quale si trova per estinguere la rivendicazione degli Indiani. Sezione 3 E sia ulteriormente decretato, che nel fare qualcuno di tale cambio o scambio, sia e possa essere legale per il Presidente solennemente assicurare la tribù o la nazione con cui viene fatto lo scambio, che gli Stati Uniti per sempre assicureranno e garantiranno a loro ed ai loro eredi o successori, il territorio che è stato scambiato con loro, e se lo preferiscono, gli Stato Uniti faranno in modo che un documento o un atto sia fatto ed eseguito per loro a tale proposito; purché sempre tali terre ritorneranno agli Stati Uniti, se gli Indiani si estingueranno o abbandoneranno la stessa. Sezione 4 E sia ulteriormente decretato che, se su qualcuna delle terre ora occupate dagli Indiani e che devono essere scambiate, dovranno essere dei miglioramenti da aggiungere valore alla terra rivendicata da qualche individuo o individui di tali tribù o nazioni, sia e possa essere legittimo per il Presidente far sì che tale valore sia accertato da una valutazione che sia pagata alla persona o alle persone che legittimamene reclamano tali miglioramenti. E con il pagamento di tale valutazione, i miglioramenti così valutati e pagati, passeranno agli Stati Uniti, ed il possesso non sarà permesso a nessuno della stessa tribù. Sezione 5 E sia ulteriormente decretato, nel fare questo scambio, come è contemplato in questo atto, che sarà e può essere legittimo per il Presidente far sì che aiuto ed assistenza siano forniti agli emigranti nella misura in cui sia necessario ed adeguato per metterli in grado di spostarsi e di sistemarsi nel territorio che possono aver scambiato, e anche, dar loro aiuto ed assistenza che possano essere necessari per il loro mantenimento e sussistenza durante il primo anno dopo il loro spostamento. Sezione 6 E sia ulteriormente decretato, che sia e possa essere legittimo per il Presidente far sì che la tribù o la nazione sia protetta, nella nuova sede, contro tutti gli attacchi o disturbi da parte di un’altra tribù o nazione, nel paese in cui potrà trasferirsi, come contemplato da questo atto, che egli è ora autorizzato ad applicare nei suoi confronti nella sua attuale residenza, purché niente contenuto in questo atto sia interpretato come autorizzante o indirizzato alla violazione di qualche trattato esistente tra gli Stati Uniti e qualcuna delle tribù indiane (…) Sezione 8 E sia ulteriormente decretato, allo scopo di dare effetto agli articoli di questo atto, che venga stanziata la somma di quattrocentomila dollari, che sia versata nell’erario, non diversamente stanziata.
Primo Trattato di Fort Laramie (1851)
Trattato firmato a Fort Laramie, in territorio indiano, da D.D. Mitchell, Sovrintendente degli Affari Indiani, e da Thomas Fitzpatrick, agente indiano, commissari autorizzati e nominati dal Presidente degli Stati Uniti; per gli indiani furono presenti capi e rappresentanti di diverse tribù delle Grandi Pianure e delle Montagne Rocciose (Sioux, Cheyenne, Arrapato, Crow, Assinboine ed altre tribù minori)
Articolo 1 Le suddette nazioni, parti interessate in questo trattato, essendosi riunite allo scopo di stabilire e sanzionare relazioni pacifiche fra loro, stipulano e concordano di astenersi in futuro da ogni reciproca ostilità di qualsiasi genere, mantenere buona fiducia ed amicizia in tutti i loro reciproci rapporti e di poter fare una pace efficace e duratura. Articolo 2 Le suddette nazioni riconoscono di conseguenza il diritto del governo degli Stati Uniti di predisporre strade e postazioni militari o di altro genere, all’interno dei loro rispettivi territori. Articolo 3 In considerazione dei diritti e dei privilegi riconosciuti nel precedente articolo, gli Stati Uniti si impegnano a proteggere le citate nazioni indiane contro la commissione per tutti i saccheggi da parte di persone dei suddetti Stati Uniti, dopo la ratifica di questo trattato. Articolo 4 Le suddette nazioni indiane come conseguenza di ciò riconoscono e si impegnano restituire o dare soddisfazione per qualsiasi illegalità commessa, dopo la ratifica di questo trattato, da qualsiasi banda o individuo del loro popolo nei confronti del popolo degli Stati Uniti, mentre risiedono o transitano legalmente attraverso i loro rispettivi territori. Articolo 5 Le suddette nazioni indiane di conseguenza riconoscono e accettano come loro rispettivi territori, le seguenti regioni nel paese incluse all’interno dei limiti e confini tracciati come segue in questo documento, cioè: Il territorio dei Sioux o nazione Dahcotah, inizia dalla foce del fiume White Earth, sul fiume Missouri, quindi in direzione sud-ovest verso le biforcazioni del fiume Platte (…); quindi lungo la catena dei monti conosciuti come le Black Hills, alle sorgenti del fiume Heart (…) Seguono le indicazioni relative ai limiti territoriali delle altre tribù precedentemente citate. E’ comunque stabilito che nel fare questa ricognizione e riconoscimento, le menzionate Nazioni Indiane non abbandonano, come conseguenza di ciò, o pregiudicano diritti o rivendicazioni che possano avere su altre terre; e inoltre che essi non cederanno il privilegio di caccia, pesca o transito su alcune delle zone di territorio del paese sopra descritte. Articolo 6 Le parti in causa di questo trattato, avendo scelto i responsabili o capi tribù delle loro rispettive Nazioni, con cui tutti gli affari saranno d’ora in poi condotti, si impegnano di conseguenza a sostenere i suddetti capi ed i loro successori durante il periodo di prova. Articolo 7 In considerazione degli accordi del trattato e per i danni che si sono o possano verificarsi a causa di essi alle Nazioni Indiane, parti in causa in questo, e per il loro mantenimento e miglioramento dei loro costumi morali e sociali, gli Stati Uniti si impegnano a dare alle suddette Nazioni Indiane la somma di cinquantamila dollari l’anno per il periodo di dieci anni, con il diritto di continuare lo stesso a discrezione de Presidente degli Stati Uniti per un periodo non superiore ai cinque anni oltre quello, in merce commestibile, animali domestici e attrezzi agricoli, in proporzioni tali che possano essere ritenuti meglio adatti alla loro condizione dal Presidente degli Stati Uniti, ed essere distribuiti in proporzione alla popolazione delle menzionate Nazioni Indiane. Articolo 8 E’ riconosciuto e concordato che dovesse qualsiasi Nazione Indiana, parte in causa di questo trattato, violare qualcuna delle clausole, gli Stati Uniti possono ritirare tutti o parte dei vitalizi menzionati nel precedente articolo dalla Nazione che ha commesso infrazione finché, nell’opinione del Presidente degli Stati Uniti, sarà stata data adeguata soddisfazione. In testimonianza di ciò, il citato D. D. Mitchell e Thomas Fitzpatrick commissari come sopra citati, ed i capi, capi tribù, e guerrieri, parti in causa, hanno apposto la loro firna ed affisso i loro segni il giorno e nel luogo sopra scritto.
I Commissari D.D. Mitchell Thomas Fitzpatrick (seguono le firme dei capi Sioux, Cheyenne, Arapaho, Crow. Assinboine, Mandan, Gros Ventre, Arikara)
Il secondo trattato di Fort Laramie (1868)
L’afflusso dei cercatori d’oro e degli emigranti dal 1860 in poi era già aumentato nel Montana e nell’Idaho: ad esempio sorse in pochi giorni Virginia City, con 15.000 abitanti. Per raggiungere le Montagne Rocciose si seguivano varie strade, la più praticata era la Pista dell’Oregon sino a Fort Hall, ma nel maggio del 1863 John Bozeman, un mercante che trasportava le merci ai campi minerari del Montana, si avviò a Laramie passando i territori dei monti Big Horne, zona di caccia della nazione Lakota. Nei primi tempi gli Indiani lasciarono transitare, limitandosi a chiedere caffè o tabacco come pedaggio: 12 anni prima (1851) l’esercito aveva acquistato dalla Compagnia Americana delle pellicce Fort Laramie, facendone una base per le truppe e qui nell’estate del ’51 furono riuniti i rappresentanti di 10.000 Indiani, tra cui Lakota e Cheyenne, per firmare un trattato presentato dal governo americano, noto come il trattato di Fort Laramie. L’articolo più importante concedeva ai bianchi il diritto di transitare nel tratto di pianura sulla Pista dell’Oregon, detta Via Sacra, in cambio di un’indennità di 50.000 dollari all’anno. Il trattato prevedeva i confini di ogni tribù presente e obbligava gli Indiani a non farsi guerra. Dal ‘64 in poi la presenza massiccia di fortificazioni ed il transitare di vaporetti sul Missouri, con il continuo consumo di legna da ardere per le caldaie a vapore, aveva allontanato le mandrie di bisonti: i soldati impegnati dei forti erano circa 5.000 unità divisi in 23 posti fortificati, ma gli Indiani continuarono la guerriglia nel territorio delle pianure del Nord. Dalle riserve indiane del Missouri, nella primavera del ’66 alcuni inviati di pace si diressero presso i campi indiani del fiume Powder per convincerli a scendere a Fort Laramie per firmare un nuovo trattato, cioè “toccare la penna”. Alcune bande, comandate da Nuvola Rossa e Vecchio Uomo che teme i Suoi Cavalli, scesero a valle mentre Cavallo Pazzo e Toro seduto restarono in attesa nei territori di caccia. Gli incontri durarono alcune settimane, ma si risolsero con un nulla di fatto perché il Governo, rappresentato da militari e civili, offrì agli Indiani 15.000 dollari all’anno per 50 anni in cambio del diritto di transito nei territori del Powder e delle montagne del Little Big Horne, ma solo alcuni capi minori, soprattutto capi-mercanti di piccole bande che vivevano già stabilmente vicino alle riserve, accettarono. Intorno a 270 km da Fort Laramie, 100 km a nord di Fort Reno, fu iniziata la costruzione di un forte che avrebbe dominato la parte centrale della Pista Bozeman, Fort Phil Kearny. Gli Indiani, accampati a 80 km a nord del forte, attaccarono sia il forte che la Pista Bozeman che da questo momento risultò intransitabile. Nel dicembre del ’66 un ufficiale appena giunto, William Fetterman, in disaccordo con il diretto superiore, il colonnello Carrington, uscì dal forte e attaccò prima dell’arrivo del reparto. Tra i guerrieri Indiani era presente Cavallo Pazzo, a capo di 1.000 uomini di diverse tribù:Arapaho. Orlala, Minneconjou, Cheyenne settentrionali. Lo scontro decisivo avvenne però il 21 dicembre quando 81 uomini, al comando di Fetterman, avanzarono verso i taglialegna intenti a lavorare fuori dal forte e caddero in un’altra imboscata, nota come la Battaglia dei Cento Uccisi. Cavallo Pazzo divenne un eroe e la vittoria fu celebrata con la danza dello scalpo mentre il Governo destituì il colonnello Carrington e si impegnò nella costruzione di nuovi forti nelle zone di frontiera. La Pista Bozeman era controllata costantemente dagli Indiani. Trascorso l’inverno, essi si riunirono in luglio, durante la “Luna in cui le ciliegie diventano rosse”, presso il Little Big Horn e compirono la Danza del Sole, rito propiziatorio a cui partecipavano sciamani e danzatori. Alla fine del mese partirono due spedizioni in direzione dei forti della Pista: due gli scontri che si verificarono, noti come la battaglia di Fort Smith e la Battaglia dei cassoni dei carri. In questi scontri il numero dei soldati era lievemente inferiore a quello dei nemici, ma essi era stati da poco dotati di fucili Springfield Allin a retrocarica e a cartuccia metallica che avevano una notevole potenza di fuoco e stavano via via sostituendo le armi ad avancarica che sparavano due colpi al minuto. Questo scontro durò dalle nove del mattino fino alle cinque del pomeriggio e fu per gli Indiani un fallimento a causa della potenza imprevista delle armi nemiche. Il giorno dopo, 2 agosto 1867, gli Indiani tentarono di nuovo di assaltare il forte: alcuni cercarono di superare la barriera di fuoco e si gettarono sui carri posti a difesa della palizzata. Alla fine dell’anno una commissione di generali tentò di contattare il maggior numero di capi Indiani per rivedere il trattato di Fort Laramie. I delegati del Governo, tra cui il generale Sherman, stilarono un rapporto in cui espressero preoccupazioni circa la soluzione del problema indiano. Nel mese di ottobre del 1868, il Trattato fu firmato per poi essere ratificato dal senato, il 16 febbraio 1869. Accettarono di firmare Coda Maculata, Cervo Zoppo, Vecchio Uomo che teme i Suoi Cavalli, mentre Toro Seduto fece sapere che, pur rifiutando qualsiasi contatto con l’uomo bianco, sarebbe rimasto in pace se non avessero invaso la terra. Il Trattato assegnava alla nazione Sioux tutti i territori ad ovest del fiume Missouri sino alle Colline Nere (art. 2), senza fissare una linea precisa. Interessante l’articolo 6 che assegnava 160 acri di terreno della riserva in proprietà personale, se la terra fosse stata coltivata e abitata per tre anni di seguito (presso gli Indiani era assente il concetto di proprietà della terra); l’articolo 10 dava ad ogni Indiano una dotazione annua di merci e di razioni alimentari da ritirare nelle Agenzie governative e assegnava 20 dollari all’anno ad ogni capo famiglia che restava a vivere nella riserva e 10 a chi stava nei territori di caccia. In questo modo il Governo riconosceva, di fatto, giuridicamente, il concetto di “Indiano nomade”. Valeva comunque, come parere unanime, il detto ormai proverbiale che espresse il Generale Philip Sheridan nel 1870: “Il solo Indiano buono è un Indiano morto”. L’articolo 17 poi stabiliva che i soldati dovevano abbandonare i territori di caccia e chiudere per sempre la Pista Bozeman. Era un trattato ambiguo che rinviava ancora una volta il problema, in attesa di eventi futuri.
Dawnes Act (1887)
Il presente testo legislativo stabilisce criteri e modalità per la lottizzazione delle riserve indiane e la distribuzione delle terre.
Al fine di prevedere l’assegnazione agli Indiani delle terre in proprietà individuale nelle varie riserve, e per estendere la protezione delle leggi degli Stati Uniti e dei territori sugli Indiani, e per altri scopi, fu fatto il seguente atto: Sia decretato dal Senato e dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America riuniti in Congresso, che in tutti i casi in cui una qualsiasi tribù o gruppo d’Indiani si sia stabilito, o lo sarà d’ora in poi, in una riserva creata a suo uso, il Presidente degli Stati Uniti è autorizzato d’ora in avanti, ogni qual volta nella sua opinione una qualsiasi riserva o una qualsiasi parte di questa è vantaggiosa ai fini agricoli o di pascolo, a far sì che tale riserva, o una qualsiasi parte d’essa, sia ispezionata, o riesaminata se necessario, e siano assegnate le terre in proprietà individuale agli Indiani ivi situati secondo le seguenti quantità: a ogni capo di famiglia un quarto di miglio quadrato; a ogni singola persona oltre i diciotto anni d’età, un ottavi di miglio quadrato; a ogni orfano al di sotto dei diciotto anni un ottavo di miglio quadrato; e a ogni altra persona vivente al di sotto dei diciotto anni, o che sia nata prima dell’ordinanza del Presidente diretta all’assegnazione delle terre comprese in qualsiasi riserva, un sedicesimo di miglio quadrato. Stabilito. Che nel caso non vi sia terra sufficiente in una qualsiasi di dette riserve da assegnare a ogni individuo delle classi sopra citate secondo le quantità sopra previste, le terre comprese in tale riserva o riserve siano ripartite a ciascun individuo delle suddette classi pro rata (in maniera proporzionale) secondo le prescrizioni di questo atto. E’ stabilito inoltre. Che dove il trattato o atto del Congresso che stanzia tali riserve stabilisca l’assegnazione delle terre in proprietà individuale in quantità superiori a quelle qui previste, il Presidente, eseguendo le assegnazioni in tale riserva, può ripartire le terre per ciascun Indiano residente nella quantità specificata in questo trattato o atto. E’ previsto inoltre. Che quando le terre assegnate hanno valore solo allo scopo di pascolo, può essere effettuata una ripartizione supplementare di tali terre da pascolo, nelle quantità sopra previste, per ciascun individuo. (…) Articolo 2 Che tutti i lotti di terra stanziati secondo le disposizioni di questo atto devono essere selezionati dagli Indiani, i capi di famiglia sceglieranno per i loro figli minori, e gli agenti sceglieranno per i bimbi orfani, in modo tale da comprendere le migliorie degli Indiani che effettuano la scelta. Quando le migliorie sono state effettuate da due o più Indiani sul medesimo lotto di terreno, se non si accordano in modo diverso, deve essere tracciata una linea provvisoria che divida detti terreni tra di loro, e quindi la quantità alla quale ciascuno ha diritto sarà equiparata nell’assegnazione dei terreni rimanenti ai quali hanno diritto secondo questo atto. Stabilito. Che se qualcuno che ha diritto a un lotto mancasse di fare una scelta entro quattro anni dopo che il Presidente ha ordinato che le assegnazioni siano effettuate in una particolare riserva, il Segretario degli Interni può disporre affinché l’agente di tale tribù o gruppo, e esistente, e se non ci fosse un agente, un agente speciale nominato a tal fine, di fare una scelta per tale Indiano, la cui scelta sarà assegnata come nei casi in cui ci sono gli Indiani ad effettuarla, e le patenti saranno rilasciate allo stesso modo. Articolo 3 Che i lotti di cui si stabilisce in questo atto sianocostituiti da agenti speciali nominati dal Presidente a tale scopo, e dagli agenti incaricati delle rispettive riserve nelle quali si ordina di effettuare le assegnazioni, secondo le norme e i regolamenti prescritti di volta in volta dal Segretario degli Interni, e devono essere certificate dagli agenti al Commissario per gli Affari Indiani, in duplicato, una copia deve essere trattenuta dall’Ufficio per gli Indiani e l’altra deve essere trasmessa al Segretario degli Interni in evidenza, ed essere depositata all’Ufficio Generale per i Terreni. (…) Articolo 5 Che sotto approvazione delle assegnazioni previste in questo atto da parte del Segretario degli Interni, egli farà in modo da emettere le patenti a nome degli assegnatari, le cui patenti avranno effetto legale, e dichiareranno che gli Stati Uniti possiedono e possederanno il terreno così assegnato, per un periodo di venticinque anni, in amministrazione fiduciaria per il solo uso e beneficio dell’Indiano al quale tale assegnazione verrà effettuata, o in caso del suo decesso, dei suoi eredi secondo le leggi dello Stato o Territorio nel quale è situato tale terreno, e al termine di questo periodo gli Stati Uniti cederanno il terreno al sopraccitato Indiano attraverso un documento ufficiale, in proprietà assoluta, libero da detta amministrazione fiduciaria e da tutti gli oneri o qualsiasi ipoteca. (…) Articolo 6 Che secondo il completamento di suddette assegnazioni e la certificazione delle terre ai suddetti assegnatari, ognuno e ogni membro dei rispettivi gruppi o tribù di Indiani ai quali le assegnazioni sono state effettuate, godrà dei benefici e sarà soggetto, sia alle leggi civili che penali, dello Stato o Territorio nel quale essi risiederanno; e nessun Territorio approverà o attuerà alcuna norma che negasse entro la sua giurisdizione a tali Indiani l’equa protezione della legge. E ogni Indiano sia all’interno dei limiti territoriali degli Stati Uniti nei quali le assegnazioni sono state effettuate secondo le previsioni di questo atto, o secondo altre leggi o trattati, e sia ogni Indiano nato entro i limiti territoriali degli Stati Uniti che abbia volontariamente richiesto, entro detti limiti, la residenza separata e ad una certa distanza da una qualsiasi tribù di Indiani, e abbia adottato i costumi della vita civilizzata, lo si dichiari qui essere cittadino degli Stati Uniti, ed è intitolato a tutti i diritti, privilegi e immunità di cui godono tali cittadini, sia stato o no questo Indiano, per nascita o altrimenti, un membro di una qualsiasi tribù di Indiani, all’interno dei limiti territoriali degli Stati Uniti senza in alcun modo danneggiare o nuocere altrimenti il diritto alla proprietà tribale o di altro genere. (…) Articolo 8 Che le disposizioni di questo atto non si estendono ai territori occupati dai Cherokee, dai Creek, Chichasaw, dai Seminale e dagli Osage, dai Miami e Peoria, dai Sac e dai Fox, nel Territorio Indiano, né a nessuna delle riserve delle Tribù Seneca degli Indiani di New York nello Stato di New York, né a quella striscia di territorio attigua alla tribù Sioux aggiunta per ordine esecutivo nel sud dello Stato del Nebraska.
Disposizioni governative contro la cultura nativa
Dipartimento dell’Ufficio Interno degli affari Indiani, Washington, 13 gennaio 1902 Il Sovrintendente Greenville School, California. Signore, Questo ufficio desidera richiamare la vostra attenzione su alcune abitudini tra gli Indiani che, si ritiene, dovrebbero essere modificate o interrotte. Portare i capelli lunghi da parte della popolazione maschile della vostra agenzia non è in armonia con il progresso che stanno facendo, o ci si aspetta che facciano, nella civilizzazione. Portare i capelli corti da parte dei maschi sarà un grande passo in avanti e certamente affretterà il loro avanzamento verso la civiltà. Lo studente reduce ritorna troppo frequentemente alla riserva e cade nella vecchia abitudine di lasciarsi allungare i capelli. Si dipinge abbondantemente e adotta tutte le vecchie abitudini e costumi che la sua educazione nelle nostre scuole industriali ha cercato di sradicare. La colpa non è tanto delle scuole quanto delle condizioni che si trova nelle riserve. Queste condizioni sono molto spesso dovute alla politica del governo verso gli Indiani ed è spesso perpetuata dal sovrintendente che non si preoccupa di prendere iniziativa per accelerare qualsiasi nuova politica sulla sua amministrazione degli affari dell’agenzia. In molte delle riserve gli Indiani di entrambi i sessi si dipingono sostenendo che ciò tiene calda la pelle in inverno e fresca in estate; ma invece, questa pittura si scioglie quando l’Indiano traspira e scorre sugli occhi. L’uso di questa pittura porta a molte malattie degli occhi tra questi Indiani che si pitturano. Persone che hanno considerevolmente studiato e investigato sull’argomento, sono persuase che questa abitudine causi la maggioranza dei casi di cecità tra gli Indiani degli Stati Uniti. Vi viene perciò ordinato di persuadere i vostri Indiani maschia tagliare i loro capelli, ed entrambi i sessi a smettere di pitturarsi. Con alcuni degli Indiani questo sarà un problema facile; con altri richiederà considerevole tatto e perseveranza da parte vostra e dei vostri impiegati per eseguire con successo queste istruzioni. Con i vostri impiegati Indiani, quegli Indiani che prendono provvigioni o scorte dovrebbe essere una questione facile perché una non – condiscendenza a questi ordini potrebbe essere motivo di licenziamento o di rifiuto di provvigioni o scorte. Molti potrebbero essere indotti a conformarsi volontariamente all’ordine, specialmente lo studente reduce. Gli studenti che non si adeguano volontariamente dovrebbero essere trattati sommariamente. Occupazioni, rifornimenti, etc., dovrebbero essere ritirati finché essi non presteranno osservanza e, se diventano turbolenti sulla questione, una breve reclusione nella guardina a lavoro forzato, con la testa rasata, dovrebbe fornire una cura. Sicuramente tutti i giovani porterebbero i capelli corti, e si ritiene che con il tatto, e la perseverante fermezza, e il ritiro degli approvvigionamenti il sovrintendente può indurre tutti ad adeguarsi agli ordini. Dovrebbe essere incoraggiato indossare abbigliamento civile, invece che i costumi e le coperte indiane. Dovrebbero essere proibite le danze indiane e le così dette feste indiane, In molti casi queste danze e feste sono semplicemente sotterfugi a degradanti attie a camufatti scopi immorali. Vi viene ordinato di usare i vostri migliori sforzi per la soppressione di questi mali. Molto rispettosamente W. S. Jones, Commissario.
2. Ernest Jermark cerca di ridurre le danze indiane, 1922 Agenzia di Forte Berhold, Nord Dakota, 30 gennaio 1922 A tutti gli interessati. Durante il Consiglio degli Indiani a Bird Lying Down’s Lodge, tenutosi il 22 corrente mese, si è convenuto che i balli, lo scambiarsi doni, il viaggiare da una danza all’altra e le feste da ballo erano state prolungate all’eccesso. Sono estremamente compiaciuto di sapere che gli Indiani stessi hanno riconosciuto questa situazione in quanto tra tali eccessi, secondo noi, il principale danno è costituito dalle danze indiane. E’ evidente che gli Indiani come i bianchi, devono avere svaghi e divertimenti, ma è anche evidente che tali svaghi e divertimenti, al fine di non diventare una molestia o pregiudizievoli per i migliori interessi degli Indiani, non devono essere portati all’eccesso. Con l’intenzione di ridurre e controllare tali danze, si ritiene consigliabile formulare alcune regole speciali, che,a mio modo di vedere, il consiglio approverà. 1. Il permesso per le danze indiane deve essere ottenuto per iscritto dall’ufficio, tale permesso che mostri la data e il luogo. 2. Le danze devono essere limitate alle feste legali. 3. Ai cittadini che partecipano alle danze indiane è richiesto di osservare le stesse regole degli Indiani non competenti (non residenti). 4. Nessun regalo deve essere scambiato, fatto durante i balli. 5. Le grandi feste e le elargizioni di cibo per i balli devono cessare, eccetto che in occasioni speciali sotto un permesso particolare. 6. A nessun uomo al di sotto dei 21 anni o ragazza al di sotto dei 18 sarà permesso di ballare, o indossare costumi per la danza durante i balli. 7. Il passare promiscuo da una sala da ballo all’altra deve cessare. Le danze devono condursi esclusivamente durante la sera. E’ proibito danzare più tardi delle 2 e tutti gli Indiani devono far ritorno a casa non più tardi della mattina seguente. Al fine di eseguire le norme, come sopra esposte, richiedo sollecitamente la cooperazione di ogni Indiano in questa riserva, sia esso abitante o non residente. Firmato Ernest Jermark, Sovraintendente |