Burberry Scarf

 Gigi Bolla

   *) Specie in passato, la "Gioêubia" veniva anche chiamata "Giübiàna".

   1) "Dí scenén" letteralmente, giorno della cenetta. Dopo aver bruciato la "Gioêubia", è consuetudine cenare con amici e, una volta, il piatto d'obbligo,

        tradizionale,   doveva essere "ul risòtu cont'a lügàniga". 

   2) Carlo Azzimonti dice che "ul lüganeghén" era, in passato, un salamino da cuocere scadente, perché veniva prodotto insaccando carne di maiale,

        ma anche di bue, di asino e addirittura di vacca. Quindi, chiamare così qualcuno, significa ritenerlo di scarso valore.

3) " Fà i sfulcìti, o i fulcìti", significa usare sotterfugi.

4) Chiamare "Lüganeghén ligà in tri síti" qualcuno, sempre secondo l'Azzimonti, è ancora più offensivo, in quanto trattasi di un salamino da cuocere più grosso

    del precedente, (tanto è vero che viene legato in tre punti) che contiene,quindi, maggior quantità di carne scadente.

La Beata Giübiana

 

La Gioêubia

è una vecchia fatta di stracci

che viene bruciata

la sera del giorno della cenetta.

Adulti e bambini,

qualcuno ancora in fasce,

si scaldano,

come al fuoco di un camino.

Dicono che brucia via l’inverno

e che allunga i giorni.

Se fosse vero,

la Gioêubia sarebbe un Padreterno

e la vita dei bustocchi primavera!

L’ho vista in sogno

e la stavo pregando

di farmi un grande favore,

ma di quelli giusti.

Ero inginocchiato

e prima di dargli fuoco

le chiedevo

che da quest’anno, a Busto,

i furbi si potessero castigare.

“Fammi questa grazia

che è il giorno della cenetta!

   Quelli che il dazio

continuano a frodare,

siano ribattezzati salamini.

E se qualcuno

continua  ancora a imbrogliare

e ad usare sotterfugi

chiamatelo salamino

legato in tre punti!

A Beáta Giübiàna* 1985

 

A Gioêubia

a l’é ‘na vègia fèi da strásci,

cha la sa brüsa a sía dul dí scenén.1

I grandi e i fioêu,

un cai voêugn ancamó in fassi,

sa scòldan,

tème al foêugu d’un camén.

I disan cha la brüsa via l’invèrnu

e che la slonga i dì.

S’al füssi vea,

a Gioêubia, la saíssi un Padretèrnu

e a vita di büstòchi primaèa!

L’ho üsta in soêugn,

e a séu dré a pregàla

da fami un gran piasé,

ma da chi giüsti.

A séu inginugià

e prima da brüsàla

g’ha dumandéu

che da chest’ann a Büsti,

i fürbi sa pudèssan castigà.

   “Fami stà grazia

cha l’é ul dì scenén!

Chi tai che ul dazi

i sugütan a sfrusà,

i sían ribatezài lüganeghìti!2

E se un caivoêugn

al va innanzi anmò a imbruià

e a fà i sfulcìti,3

ciamèl lüganeghén

ligà in tri síti!”4