La prima
pietra della basilica di San Giovanni fu posta
nel 1609. Sulla stessa area si erano
succedute due altre chiese dedi-cate al Battista: prima una chiesetta
larga 8 metri, che si fa risalire
all'età dei Longobardi, che veneravano
il Battista come patrono; la
seconda chiesa, di età comunale, larga 16 metri e lunga 30, con tré
absidi, tutta in mattoni a vista, per
la quale si aggiunse nel 1418 l'a-nalogo massiccio campanile a base
quadrata, che rimane, coronato
da cuspide conica. Determinò
l'abbandono della chiesa, benché fosse in buono stato, il
trasferimento delle autorità piovane
(prevosto e canonici) da Olgia-te Olona a Busto Arsivo, deciso da San
Carlo Borromeo nel 1583, che
comportò il bisogno di un presbiterio più ampio e il desiderio di
una chiesa più decorosa. Disegnata dal
famoso architetto France-sco Maria Richini, la ricostruzione di San
Giovanni durò parecchi anni,
andando oltre la peste del 1630 che è ricordata nell'iscrizione
che corre sopra il cornicione interno.
L'edificio, più lungo della chiesa
precedente, colossale e complesso,
e al tempo stesso lineare secondo le
tendenze dell'architettura sacra
milanese post-tridentina, presenta pianta a croce latina con tré na-vate
ed eccezionalmente con due transetti, sul secondo dei quali
monta la cupola, realizzata intorno al
1635. Della grandiosa facciata
soltanto la parte inferiore fu costruita in-sieme con la chiesa; è degli
anni tra Sei e Settecento la parte supe-riore, fedele ma non troppo al
disegno rìchiniano in quanto l'archi-tetto Domenico Valmagini rese ovale
il finestrone e ad andamento
spezzato il frontone; sono degli stessi anni tutte le statue e i
bassori-lievi, opere di scalpellini valsoldesi.
D'altro taglio è la statua della beata
Giuliana, disegnata dal cano-nico bustese Biagio Belletti per il
monumento alzato nel 1782
all'angolo del sagrato, poi retrocesso a lato del Mortorio.
E', questa, una meravigliosa
costruzione di anonimo architetto, affrescata dentro e in passato anche
fuori, costruita per fare esposi-zione di teschi onde provocare
meditazioni sulla vita e sulla morte.
A differenza dei fianchi poverìssimi,
l'interno della chiesa richinia-na è sontuoso, scandito da pilastri e
colonne. L'altare maggiore,
disegnato dal canonico Belletti, che lasciò anche
affreschi nel presbiterio e
nell'abside, è una macchina meravigliosa
e preziosa, fatta di marmi fini e di
bronzi dorati. Belle le sei cappel-le laterali, simmetricamente
contrapposte, animate quasi tutte da
pregevoli tele sei-settecentesche: da
segnalare le opere di Daniele
Crespi, divise tra la cappella del Battista e il presbiterio.
Opere di bravi artigiani del Settecento
sono i pulpiti, il coro, la bus-sola, in legno scolpito.
Vari i restauri succedutisi dal 1903 in
poi, finalizzati a salvaguarda-re, volta per volta, uno dei molti
settori di cui si compone l'edifìcio,
il quale nel 1950 ebbe liberata
l'abside dalle case addossate e co-minciò a fregiarsi del titolo di
basilica romana minore. Negli
anni 1997-99 si è effettuato il restauro degli affreschi dell'ab-side,
del presbiterio, del transetto e della cupola.
BATTISTERO A sinistra di San Giovanni è
la chiesa battesimale di San
Filippo Neri, costruita nel 1749-51, della quale il canonico Belletti
pare fosse architetto e pittore: una
chiesa a pianta quadrata, dotata
di altare con sovrapposta raffigurazione del santo titolare, affianca-ta
da un vano con il ciborio battesimale.
Contiene due belle tele del
Cinquecento, una delle quali rappresenta
il battesimo di Gesù. Modificata dentro
e fuori nell'Ottocento, que-sta chiesa a triplice funzione - è chiesa, è
battistero, ma è anche cappella
funeraria in quanto contiene cinque tombe e un ossario -è
stata riportata, quanto all'interno,
alla sua disposizione originaria
nel 1992-95 con la ricollocazione del fonte nella sua posizione
ini-ziale, con il recupero del suo ciborio in legno che era finito
altrove, con il ripristino del
"sacrario ".
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